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i codici urbani

di ZEDAPLUS

CODICI URBANI è la codifica di alcune porzioni urbane della città di Pescara attraverso l’architettura. È una strategia che si basa sulla lettura dei segni siano essi sociali, ambientali, culturali, di aggiunte o di mancanze, che caratterizzano determinati luoghi, segni potenziali da trasformare in processi di rigenerazione di edifici e quartieri fragili.

CODICI URBANI nasce dalla rilettura del sunto teorico alla base della progettazione dei quartieri popolari iniziato nell’immediato dopoguerra, in cui presero forma concetti come bene comune e comunità. Spazi e servizi per la collettività dovevano essere la caratteristica di questi quartieri, arricchiti da giardini, spazi per il gioco, asili, scuole, chiese, unità di vicinato per andare a comporre nuove parti urbane con il tentativo di renderli popolati e popolari, pieni di vita e di condivisione: nuovi dispositivi per una ricostruzione sociale e morale dell’Italia del dopoguerra.

Nonostante queste premesse, ciò che accomuna gran parte dei quartieri pubblici è il fatto che gli spazi pubblici di relazione e di comunità non siamo mai riusciti a diventare luoghi relazionali di condivisione come immaginato inizialmente: parzialmente realizzati, spesso rimasti indefiniti ed inutilizzati che, da sistema di connessione si sono trasformati in distanziatori sociali, generando insicurezza nel vivere i quartieri. Isolati e privi di attrazioni per il resto della città, vivere in spazi popolari, specialmente durante la recente pandemia, è stata una condanna.

Spesso sconosciuti anche ai cittadini delle città che le ospitano, col tempo, e per carenza di spazi umani, i quartieri popolari si sono trasformati in luoghi chiusi, spesso monofunzionali e iperdeterminati, omogenei per visione, funzioni e popolazione, rigidi e ordinati che scoraggiano la sperimentazione e l’evoluzione della vita urbana e sociale. Queste assenze sono il vero limite inaccessibile anche per il resto della città ospitante: luoghi incapaci di evolvere al mutare delle esigenze dei propri abitanti.

Le trasformazioni delle esigenze della società contemporanea, che precedono l’evoluzione del spazi dell’abitare, hanno portato rapidamente a rendere questi luoghi obsoleti e inadeguati ad accogliere i cambiamenti sociali in atto. Riflettere sulle ragioni per le quali gli spazi di comunità non siamo quasi mai riusciti a diventare luoghi di connessione, è stata la premessa ai nostri progetti di rigenerazione che abbiamo proposto.

- ZEDAPLUS architetti -

L’ ambizione dei progetti ideati è quella di trasformare, a partire dalle mancanze evidenziate, i limiti impenetrabili dei quartieri popolari, in membrane aperte e accessibili all’intera comunità capaci di accogliere gruppi diversi che possono interagire, e rendere tali quartieri interessanti per il resto della città.

I progetti di rigenerazione di ZEDAPLUS architetti per l’ATER Pescara, esposti ’all'interno della mostra TIME SPACE EXISTENCE durante la 18° Biennale di Architettura di Venezia, sono nati in piena emergenza COVID-19. Questa crisi, più di quella climatica, ha messo in rilievo tutta l’ inadeguatezza dei luoghi, pubblici e privati, in cui viviamo: le città e gli edifici non erano pronti a rispondere ad una crisi di tale portata dimostrandosi incapaci di prendersi cura dei propri abitanti.

Se la pandemia ha scardinato tutte le certezze oramai consolidate del vivere urbano, immaginare di aver vissuto questo particolare momento all’interno di questi quartieri fragili riporta una realtà drammatica. La limitata presenza di servizi e attività pubbliche anche basilari, fa emergere l’incapacità di questi luoghi di prendersi cura dei propri abitanti, aspetto traducibile in malessere urbano. Questo fenomeno riduce drasticamente la capacità dei quartieri periferici di instaurare relazioni con luoghi limitrofi, aumentandone l’isolamento con la conseguente atomizzazione dei suoi abitanti.

CODICI URBANI vuole proporre progetti di rigenerazione basati sulla lettura dei segni di un luogo che ne raccontano la storia sociale, ambientale e culturale da (ri)scoprire, potenziare e integrare all’interno di edifici e quartieri fragili, trasformandoli in sistemi aperti e flessibili per restituire a centinaia di persone il diritto ad abitare, ripensando gli spazi di vita e costruendo luoghi intimi e ben proporzionati tra interno ed esterno, abbattendo i limiti invalicabili e creando bordi porosi tra le periferie e la città in modo tale che gruppi diversi possano interagire e creare comunità capaci di evolvere nel tempo.

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